Anfiteatro Cumano
L’Anfiteatro di Cuma sorge appena fuori della cinta muraria della città, nel suburbio meridionale. Il monumento, pur nelle sue dimensioni piuttosto contenute, è molto significativo dal punto di vista archeologico in quanto costituisce uno degli esempi più antichi di anfiteatro in Campania, al pari di quello di Pompei.
Viene edificato alla fine del II sec. a.C. in un momento di espansione edilizia del sito, ovvero quando l’influenza romana muta l’aspetto della città greco-sannitica per inserirvi schemi edilizi e monumenti caratterizzanti l’impianto urbano tipicamente romano. Tra questi figura certamente l’anfiteatro, edificato in area suburbana, in posizione utile per il controllo dei flussi di spettatori in ingresso e in uscita, secondo la tipologia più antica del monumento, priva di sotterranei e sorretto per circa una metà dell’ellisse dal pendio del Monte Grillo digradante verso il mare. Il monumento è stato indagato solo in parte, nel settore dell’ingresso meridionale, cui corrispondeva certamente a nord il corrispettivo assiale, nel quale si conservano parte dell’arena e delle gradinate della cavea e il muro perimetrale che la sorreggeva a due ordini di arcate. L’ingresso e l’ima cavea subiscono una importante ristrutturazione all’inizio del II sec. d.C. con l’inserimento di una sorta di criptoportico che agevolava l’accesso alle gradinate.
L’anfiteatro è dotato anche di un tempio in summa cavea, che svettava sulla sommità del pendio cui si appoggiano le gradinate orientali e che risulta parzialmente inglobato dalla Villa Vergiliana, palazzina demaniale impiantata nel 1911 e attualmente in concessione a un Istituto di Studio americano.
Il tempio romano doveva sorgere sulle strutture di un tempio arcaico, risalente alla fine del VI sec. a.C., del quale sono stati rinvenuti numerosi materiali.